by Silkoclock
Era mamma. Negli ultimi anni mi ha insegnato come vivere senza memoria. Il suo quotidiano era fatto di immediate certezze, di improvvisi spaesamenti, dell’emergere di sprazzi fragmentati di realtà, di estraneità.
Ecco, riconoscermi nell’identità più fluida e incerta del divenire, nel suo stesso disorientamento come in una metamorfosi antica, mitologica. Ritrovarsi altro, donne che diventavano albero, sorgente d’acqua; uomini che si trasmutavano in cervo, asino, cigno, pietra.
Paradigma di trasformazioni e cambiamenti che attraversano il nostro vissuto nel mutamento costante dei corpi. Che ci spaurano in atteggiamenti sconnessi e scordinati o ci riportano nella dimensione della grazia del movimento. Mamma si era fatta leggera leggera.
Questo è tutto ciò che
ci assegna ora l’esistere
Una tazza di caffè bollente
all’alba di una primavera livida
un verso o forse due
di una poesia di Billy Collins
gli occhi di mia madre
penetranti e persi sul
significato di una parola o
sulla parabola della vita
Tutto ci ritorna nuovo
inusuale estraniato pur
nella sua familiare consuetudine
niente colma il vuoto
che ci afferra inaspettato
nella più consumata
delle nostre abitudini
anche a me sembra sembra che mamma si sia fatta leggera
simile leggerezza avvertii una volta nei riguari di un gabbiano
investito da un pesante camion che lo travolse con la sua onda d’urto
risucchianolo e sbattendolo sull’asfalto
Non ricordo se noi umani siamo ex uccelli
fattisi pesanti e ritorniamo uccelli
prima di volare via
Il non potersi confrontare più con la memoria continua a toglierci un pezzo di passato e questo sembra ci tolga continuamente pezzi di vita.
Forse non è così, forse è sfrondare dolore, azzerare esperienze inutili, alleggerire un presente che ci farebbe soffrire, forse è una risorsa della natura per vivere di continuo presente, quello che altrimenti faremmo fatica ad apprezzare.